La notte di luce di Viterbo, contributo della città al “Patrimonio immateriale dell’Umanità”, brinda con l’Azienda Vigne del Patrimonio con ALAROSA
L’UNESCO ha attribuito al “Trasporto della macchina di Santa Rosa” (rievocazione della traslazione presso il convento delle Clarisse del corpo incorrotto della Santa) un valore universale, riconoscendo la celebrazione come “Patrimonio immateriale dell’Umanità”.
(Foto presa da “Visit Viterbo”)
Ogni anno il 3 settembre nell’ora in cui cala la notte, quando gli animi possono confondersi nelle insidie del buio, a Viterbo splende una luce impareggiabile e portentosa, una torre di 30 metri del peso di 50 quintali che cento uomini, i Facchini di Santa Rosa, si prendono la responsabilità e l’onore di portare attraverso la città perché illumini tutti: nessuno può restare indifferente all’emozione di vedere un tale coraggio che scaturisce dalla fede e dalla devozione verso la figura di un Santa bambina, simbolo di pace e del soccorso ai più deboli e ai derelitti.
L’impresa, come un gesto penitenziale in favore di tutti, si rende possibile grazie alla perfetta sincronia dei movimenti dei Facchini che sono sapientemente organizzati e diretti dal loro Capo, i cui ordini risuonano, nella notte di fatica e dolore, perentori e assolutamente decisivi nel mantenere l’equilibrio della torre luminosa. La città si stringe intorno ai suoi eroi e li sostiene, insieme a migliaia di persone arrivate da fuori, con la forza silenziosa della preghiera e dell’ammirazione, trattenendo anche il respiro, nei passaggi più difficili e pericolosi, oppure, nei momenti di riposo, incoraggiandoli con calore e caricandoli di energia per la ripresa.
Tra le tante manifestazioni di incoraggiamento e sostegno c’è il momento dell’incontro in Prefettura: quando la Macchina si ferma per un breve riposo che consente al folto pubblico radunato nella bellissima piazza del Plebiscito di ammirare il simbolo della santità, il Capo dei Facchini con una piccola delegazione, viene accolto dal Prefetto in un solenne e caloroso momento di apprezzamento e incitamento e con il dono di una bottiglia di spumante da stappare non appena l’impresa sarà compiuta.
Quest’anno è stata scelta la magnum di ALAROSA, vino spumante metodo classico brut – naturalmente rosé – di una piccola, nuova realtà della Provincia, l’Azienda Vigne del Patrimonio di Ischia di Castro. L’Azienda, nata nel 2010, deve il nome al suo legame con il territorio: infatti l’antica denominazione dell’attuale provincia di Viterbo, quando questa faceva parte dello Stato Pontificio, era “Patrimonio di S.Pietro”.
I vigneti di chardonnay e pinot nero, dai quali vengono le uve di ALAROSA, sono impiantati su morbide e soleggiate pendici vulcaniche che, scendendo dal lago di Bolsena guardano al mare, in un paesaggio dove regna ancora l’armonia della natura.
Il logo riproduce l’immagine di un leone alato etrusco, ritrovato nelle rovine dell’antica città-modello di Castro che sorgeva non lontano dalla piccola proprietà di “Vigne del Patrimonio”.
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